buddha, candle, light

Parola Yoga

Un Viaggio di significati e scoperte

Yoga, sostantivo maschile che racchiude in sé innumerevoli significati:

 

  • unione
  • giogo
  • bardatura
  • imbrigliamento

 

Nei Veda, i testi più antichi della religiosità indiana il termine Yoga appare numerose volte:

 

  • per indicare la vestizione o la bardatura degli animali da guerra, mai è riferito alle pratiche yogiche o metodi.
  • a volte nomina le pratiche posturali e di respiro

 

IV secolo a. c. il grande linguista Panini sistematizzò la lingua sanscrita e in un testo sulla grammatica attribuì allo yoga tre significati:

 

  • SAMYOGA – unione, inteso come l’unione col divino
  • SAMYAMANA – legare, legarsi alla divinità, inteso anche come voto religioso
  • SAMADHI – identificazione di se stessi con l’essere universale, il più alto degli stati di concentrazione. 

 

Nel III s. d. c. fu il filosofo Patanjali a dare la definizione che oggi è la definizione più famosa del termine yoga attraverso PATANJALI YOGA SHASTRA meglio conosciuti in occidente come YOGA SUTRA . Classificò le pratiche di yoga in otto membra:

 

  1. YAMA
  2. NIYAMA
  3. ASANA
  4. PRANAYAMA
  5. PRATYAHARA
  6. DHARANA
  7. DHYANA
  8. SAMADHI

E’ in ambito Buddhista che il termine yoga assumerà la definizione che oggi  è considerata universalmente corretta. La scuola Buddhista Yogacara (nello stesso periodo di patanjali) i membri (yogacara = praticanti dello yoga) daranno questa definizione con la quale chiuderò la lezione.

 

Sotto il dominio britannico si apre maggior interesse verso l’India e la cultura indiana da parte di indologi. Vengono tradotti e pubblicati i primi classici della lingua sanscrita come Mahabharata, i testi religiosi, il canone buddhista.

 

1893 un giovane monaco di origini bengalesi Swami Vivekananda  pronunciò il primo discorso al parlamento mondiale delle religioni e tutti ebbero subito l’interesse verso le dottrine e le pratiche dello yoga. Aveva una formazione universitaria prestigiosa e aveva l’idea che tutte le religioni rachiudessero un messaggio unitario. 

 

  1. i primi testi, le prime traduzioni e commenti dei testi classici dello yoga e del tantra.

Crowly coltiva in questo contesto il suo interesse per lo yoga.

 

Nel 1920 arriva Paramhansa Yogananda in America a portare gli insegnamenti delle pratiche di Kriya Yoga.




FORME DI YOGA

 

Esistono diversi sentieri di Yoga per raggiungere la chiarezza della mente. Nel testo sacro Bhagavadgītā, sono elencate 18 forme di Yoga, gli studiosi nominano 22 sentieri.

JNANA – è la conoscenza – Jnana yoga è la via della conoscenza, della  saggezza, la ricerca della vera conoscenza, che tradizionalmente inizia dall’ascolto delle parole di un maestro che spiega gli antichi testi dello yoga. L’ascolto è seguito dalle riflessioni, dalla discussione con altri ricercatori e dal chiarimento dei punti oscuri che porta gradualmente al riconoscimento della verità e alla fusione con essa. La conoscenza è già presente in noi, a noi sta riscoprirla. E’ la via che permette di condurre l’uomo alla liberazione attraverso la consapevolezza della propria identità spirituale.

Quando la mente riesce a liberarsi dalla avidya – la falsa percezione della realtà, la conoscenza affiora spontaneamente.

 

BHAKTHI – “bhaj” – “servire”, servire il divino, essere al servizio della sorgente che ci guida e ci aiuta. Bhakti è la devozione. Bhakti yoga è la via della devozione, la via del cuore, della devozione e dell’abbandono al divino, al “mistero”. Bhagavad –  Gita, poema epico di grande valore, dedica l’intero capitolo XII a questo yoga.

Tutti i pensieri e le nostre azioni offriamo a questo potere superiore. In ogni cosa, esperienza o essere umano vediamo il divino, riconosciamo il divino, la nostra natura divina – la verità.

 

RAJA – “raja” – vuol dire “re” – qualcuno che è perennemente  nello stato di illuminazione. Il “RE” inteso come qualcosa dentro di noi molto più grande di ciò in cui normalmente ci identifichiamo. Raja yoga è contrapposto all’Hatha Yoga, si concentra sul mentale, rivolgere l’attenzione all’interno raggiungendo l’intuizione profonda  di sé.

 

KARMA – “azione” – è uno dei quattro sentieri di base per raggiungere la salvezza. Questo Yoga consiste nella progressiva purificazione e aderenza al  Dharma tramite le proprie azioni, dalle più piccole e quotidiane a quelle più importanti e decisive.

Al Karma Yoga è dedicato il terzo capitolo della Bhagavad Gita, nella quale si espone questa filosofia dell’azione. Qui si afferma che tra azione ed inattività è preferibile l’azione, a patto che essa sia compiuta con distacco, perseguendo il proprio dovere universale (Dharma) e non provando desiderio o avversione verso i frutti delle proprie azioni, ma agendo soltanto in accettazione del proprio ruolo (svadharma) e al servizio dell’universo e della Divinità.

In questo modo, l’azione non produce Karma poiché in effetti non si agisce affatto, ma si considera Dio l’unico autore delle proprie azioni; il corpo, i sensi, la mente, l’intelletto e la stessa anima individuale (jīva) divengono così strumenti della Volontà Divina; questo abbandono, questa rinuncia a ritenere sé stessi autori dell’azione, porta il devoto ad una progressiva identificazione del proprio Sé limitato con il Sé illimitato, fino al conseguimento di Moksha (liberazione dal ciclo di nascite e morti, o Saṃsāra).

SĀṂKHYA YOGA

Ci sono sei sistemi filosofici indiani  SAT DARSHANA: NYAYA, VAISHSHKA, SAMKHYA, YOGA, MIMAMSA, VEDANTA

SĀṂKHYA è uno dei sei sistemi filosofici cui si collega tradizionalmente lo Yoga, è una scuola di pensiero che spiega il processo di creazione e gli elementi di cui è costituito l’Universo.

E’ una dottrina sulla classificazione dei principi cosmici e individuali, gli elementi fondamentali da cui dipende tutto ciò che è manifesto. Samkhya spiega tutti gli elementi che costituiscono , compongono l’Universo, dal più sottile al più grossolano.  Il processo di creazione, la manifestazione del mondo fenomenico inizia dall’interazione  tra Purusha – la coscienza, l’essere spirituale, e Prakrti – materia, non coscienza, quando il non manifesto si manifesta all’esterno è diventa visibile.  Il dinamismo dell’Universo è dovuto infatti dall’unione di questi due elementi primordiali – eterni, immutabili .

Lo spirito è inattivo senza la materia e la materia è cieca senza lo spirito.

Nessun argomento, forse, è avvolto nel mistero quanto la filosofia dello Yoga.



COS’È DAVVERO LO YOGA?




  • A cosa pensi quando senti la parola Yoga?

 

  • Yoga è la psicologia profonda dell’Anima

 

  • Yoga è un sistema di sviluppo ed evoluzione spirituale

 

  • Yoga è una scienza della sincronia con l’esistenza

 

La prima cosa che ci viene in mente pensando allo yoga sono i corpi intrecciati nelle posizioni impossibili, ossa piegate, muscoli annodati, contorsionismo – ecco cos’è lo yoga per molti. Questa tendenza oggi sta cambiando, molti corsi includono anche tecniche di respirazione e meditazione – allora si potrebbe pensare alle facce serie e sorridenti, nelle perfette posizioni di loto…ma niente di tutto ciò è ciò che si intende quando si parla della scienza dello yoga, psicologia profonda dell’anima. Non è solo un esercizio. Non è solo  una tecnica. E’ una visione assai banale , è la parodia rispetto a quello che è lo yoga – una scienza straordinariamente vasta e profonda. E’ LA SCIENZA DEL PERFETTO ALLINEAMENTO, DELLA PERFETTA ARMONIA, DELLA COMPLETA SINCRONIA CON L’ESISTENZA. Quando riusciamo a comprendere questo concetto, cambia la nostra percezione della vita, della realtà e cominciamo a governare la vita, non siamo più governabili e pilotabili, non viviamo più la vita in automatico. Le tante fluttuazioni del mondo esterno hanno un impatto su di noi – ecco lo yoga permette  a ripristinare  l’equilibrio interiore, che queste fluttuazioni esterne non ci facciano ogni volta entrare dentro i vortici che ci portano da una parte all’altra, sbattendoci, facendoci soffrire, i vortici dentro i quali la vita ci accade senza. Lo yoga ci aiuta  a governare la vita, a immaginarla e manifestarla, a diventare i cocreatori e viverla proprio come vogliamo.  

Di quante cose ti lamenti?

Quante cose vorresti cambiare nella vita in questo momento?

Le stai cambiando?

Quindi questa disciplina è un perfetto sistema pratico di sviluppo  ed evoluzione spirituale. Con la pratica dello yoga si può ottenere uno sviluppo armonioso del corpo, mente e anima. Lo Yoga aiuta a controllare le forze sottili del corpo. Dona perfezione ,pace e felicità durevoli.

Lo yoga, per lo Swami Sivananda è “L’unione dell’anima individuale e dell’anima suprema.





PATAÑJALI – Il padre dello Yoga

 

Il nome Patañjali significa benedizione che cade verso il basso, dove “Pata“ significa ciò che scende, cade verso il basso, e “Añjali” significa benedizione, mani giunte in preghiera. Grammatico, conoscitore dell’Ayurveda, danzatore, filosofo vissuto intorno al II sec. a.C.. La manifestazione di Adisesa, il serpente dalle mille teste su quale riposa Vishnu.  Vengono attribuiti a lui gli Yoga Sutra.

 

YOGA SUTRA di Patañjali



Uno dei documenti più profondi della scienza dello yoga, testo datato intorno al 200 d. c.

Sutra – “filo”, “corda”. E’ un trattato composto da 196 aforismi  – le frasi sintetiche che enunciano un principio, verità. Sono consequenziali, l’uno collegato all’altro e sono suddivisi in quattro pada.



Samadhi Pada – fondamenti dello Yoga, spiega come arrivare progressivamente a raggiungere lo stato di assorbimento nella dimensione dell’essere, (SAT CIT ANANDA – eterna fonte di consapevolezza e beatitudine), quali sono le condizioni indispensabili per poter giunger al NIRODAHA (la pratica costante, distacco,  nè attrazione nè repulsione).

 

 

Sadhana Pada – tecniche, pratiche iniziatiche, metodi di realizzazione, descrive la struttura della via o disciplina dello yoga, attraverso gli otto gradini: Yama, Niyama, Asana, Pranayama, Pratyahara, Dharana, Dhyana, Samdhi.

 

Vibhuti Pada – autodisciplina, la mente superiore, si parla dei tre livelli interni: Dharana, Dhyana, Samadhi.

 

Kaivalya Pada – liberazione, indicazioni preziose per arrivare  a uno stato di coscienza  completamente libero.

 

Attraverso gli Yoga Sutra, Patañjali ci fornisce dei mezzi pratici per ottenere la liberazione, in sanscrito “mokṣa”.



ASHTANGA: Otto Gradini Nello Yoga




Ashtanga significa otto membra o otto braccia in riferimento alle otto ramificazioni descritte negli Yoga Sutra, otto tappe di diversi tipi di pratiche per raggiungere l’illuminazione, le complesse discipline.

Le otto membra dello Yoga sono:

  1. YĀMA – le cose che impari a non fare per vivere in armonia  con mondo  intorno a te, per es. non violenza, verità, onestà,  distacco, il non attaccamento ai capricci del proprio ego è il risultato di controllo. Man mano che si procede nell cammino queste pratiche non si abbandonano, restano punti fermi della vita, e della coscienza del praticante. E’ una sorta di pulizia e purificazione continua della mente e del corpo, la scoperta della propria natura individuale.
  2. NIYAMA – le cose da fare per vivere in armonia con se stessi, cercare equilibrio – per es.  l’igiene, alimentazione, l’introspezione, recitazione dei mantra, coltivazione dell’ulteriore purezza del cuore e del corpo, …già le prime due non facili da mettere in atto. 
  3. ĀSANA – posizioni ed esercizi corpore che aiutano la mente a stabilizzarsi. Le posizioni del corpo mantenute comodamente, senza sforzo,  immobile per lungo tempo con controllo del respiro e degli stati mentali. Le asana sono come le perle su un filo che è il respiro. Queste posizioni aggiscono su tre livelli:  fisico, mentale, e energetico (sottile).
  4. PRĀNAYĀMA – le pratiche legate al respiro, cotrollo del respiro, che servono per portare sotto controllo l’energia vitale e di conseguenza anche la mente. “Prana” – “energia  vitale”, “yama” –  “controllo”. Il respiro è il veicolo dell’energia vitale, non è solo portare lìossigeno nei polmoni, per sopravvivere . E ‘ lo strumenta che ci aiuta  di autoindursi  in stati di rilassamento o di concentrazione o di dominare le nostre emozioni e avere il controllo sui pensieri.
  5. PRATYĀHĀRA – un insieme di tecniche che serve per ritirarsi dal mondo esteriore,  prima si impara di ritirarsi dal mondo esterno, poi dal proprio corpo, poi dalla propria mente starato per strato, fino a ritrovarsi posizionati in quello che è la  nostra essenza, l’essere, il centro, lo spirito. Sono degli prerequisiti per poter andare più in profondità.
  6. DHĀRANĀ – set di pratiche di concentrazione, per andare ancora più in profondità, noi intendiamo portare la mente su qualcosa e tenerla fissa lì. La mente che va in tantissime direzioni e si disperde continuamente, concentrarla vuol dire riuscire a raccoglierla tutta e a focalizzarla ma anche renderla piccola , densa, potente, può entrare in profondità, in spazi dove non siamo abituati a portarla,  entriamo e contempliamo quello che incontriamo lì, l’esperienza che facciamo lì.  La consapevolezza è una conseguenza della concentrazione e dell’osservazione.
  7. DHIĀNA – contemplazione, è quella che veramente si intende come meditazione,  è come entrare in uno spazio dove ti senti di essere luce, in un oceano di luce e tu rimani lì in contemplazione di questa esperienza e niente ti disturba.

SAMĀDHI – l’obbiettivo delle pratiche è arrivare quì, è una pratica e nello stesso tempo uno stato che si raggiunge. Eì quel momento in cui dalla contemplazione di questa luce accade quella specie di magia, per la quale  tu diventi quella luce e tu sei luce. “Sama” vuol dire uguale, “adhi” – l’origine del tutto, diventare uguale all’origine del tutto, fondersi con tutto. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *